DISCORSI DEI PAPI ALL'OFS
INDICE
- Discorso di Paolo VI ai partecipanti al Pellegrinaggio Internazionale dei terziari francescani (19 maggio 1971)
- Discorso di Giovanni Paolo II ai membri del Consiglio Generale dell' Ordine Francescano Secolare (27 settembre 1972)
- Discorso di Giovanni Paolo II ai membri del Consiglio Internazionale dell' Ordine Francescano Secolare (19 giugno 1976)
- Discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Capitolo Generale dell'Ordine Francescano Secolare (14 giugno 1988)
- Discorso di Giovanni Paolo II all'Ordine Francescano Secolare d'Italia per il VII centenario dell'approvazione della Regola (11 novembre 1989)
- Discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Capitolo Generale dell'Ordine Francescano Secolare (22 novembre 2002)
- Discorso del Santo Padre Benedetto XVI alla famiglia francescana "partecipanti al Capitolo delle Stuoie" (18 aprile 2009)
- Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti al Capitolo Generale dell'Ordine Francescano Secolare (15 novembre 2021)
1. DISCORSO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO INTERNAZIONALE
DEI TERZIARI FRANCESCANI
Salutiamo volentieri il grande pellegrinaggio dei Terziari Francescani.
Lo salutiamo con gioia particolare per il loro numero, che ci ha obbligati a scendere quest’oggi una seconda volta in questa Basilica insufficiente a contenere con la consueta udienza generale l’afflusso di tanti e tanto qualificati pellegrini, che con la loro moltitudine e con la loro omogenea presenza già costituiscono l’apologia dell’attualità e della vitalità di questo secolare e fiorente ramo, quello dei Terziari, del grande albero francescano. Essi meritano questa straordinaria udienza, tutta per loro.
Li salutiamo cordialmente questi cari Terziari, perché li sappiamo provenienti in grande parte dall’Italia, quasi a dimostrarci che questo Paese, percorso da tante diverse correnti e soggetto a tante moderne trasformazioni non vuole dimenticare fra le glorie del passato l’umile, ma sua squisita tradizione francescana, ma ancora ne vuole trarre energie spirituali per il popolo buono e credente dei nostri giorni.
E il Nostro saluto si estende con non minore affettuosa simpatia ai Terziari provenienti da altre Nazioni, dove tanti fedeli cattolici, desiderosi di autenticità evangelica, trovano nella spiritualità francescana alimento e guida alla imitazione di Cristo.
Salute, salute a tutti voi, cari discepoli e figli dell’incomparabile seguace del Signore nostro Gesù Cristo. Noi riserviamo per voi la Nostra compiacenza, il Nostro incoraggiamento, la Nostra Benedizione.
LA PRIMA FIDUCIA
La prima fiducia è quella che voi sappiate essere esempio della Povertà, predicata da Cristo, professata da San Francesco, prescelta da voi, come virtù specifica della vostra appartenenza al suo terzo Ordine. Povertà è un nome controverso, perfino nelle pagine del Vangelo, nel senso che sono detti beati i Poveri, e poi tutti gli ascoltatori del Vangelo stesso sono pressati per soccorrerli e a liberarli dalle angustie e dalle sofferenze della povertà. Dunque: è un bene o un male la povertà? Poi chi non ricorda le controversie che perfino nella famiglia francescana hanno diviso opinioni e uomini circa la interpretazione della povertà e circa il modo e il grado della sua osservanza? Ai nostri giorni vediamo il mondo diviso ancora in merito alla povertà, e alla sua nemica, la ricchezza. Si direbbe che le più grandi e più forti correnti ideologiche e sociali sono in favore della povertà, o meglio dei poveri, dei proletari, degli indigenti, contro i possidenti, i ricchi, i capitalisti, proprio mentre tutto il progresso moderno, tutta l’organizzazione della società moderna sono rivolti all’aumento indefinito delle ricchezze, alla trasformazione delle cose in beni utili, alla conquista e alla distribuzione di sempre nuove risorse economiche. Economia e sociologia sono diventate le due finalità prevalenti e quasi ossessionanti della nostra vita moderna. Dove collocare la povertà? la nostra povertà evangelica? La lezione si farebbe lunga e delicata; ma voi già la conoscete. Voi conoscete che la povertà evangelica significa innanzi tutto la collocazione della nostra concezione della vita non in questa terra, non nelle sue ricchezze, non nelle sue soddisfazioni, non nei suoi piaceri, non in ciò ch’essa è e ch’essa ci può dare, non nel suo regno della terra, ma nel «regno dei cieli», nella ricerca e nel possesso di Dio, nella libertà dello spirito dai vincoli con questa perpetua seduzione ch’è la ricchezza, nella capacità di costringere i beni terreni nella loro sfera, che è l’utilità, che è il pane necessario per l’esistenza temporale, che è il traffico, cioè il lavoro e la destinazione dei suoi risultati economici a vantaggio della vita, intesa nel suo senso più largo, cioè della nostra e dell’altrui vita, del bene comune, della carità. La povertà è la filosofia del Vangelo: «Cercate prima il regno di Dio» (Matth. 6, 33). «Lo spirito di povertà e di amore, perciò, come dice il Concilio, è la gloria ed il segno della Chiesa di Cristo» (Gaudium et Spes, 88). Per fortuna questa idea evangelica oggi si fa strada nella Chiesa; e voi, alunni e figli del Poverello d’Assisi, dovete non solo onorarla, ma professarla, ad esempio ed a sostegno della Chiesa, e a monito per il mondo, che vediamo spesso ingolfato nella esclusiva o prevalente ricerca della ricchezza, nel conflitto sociale intorno alla ricchezza, nell’abuso gaudente, egoistico e vizioso della ricchezza. E anche nel mondo, in certe forme strane e discutibili, purtroppo non sempre immuni di licenziosa amoralità, e forse solo effimere e capricciose, si fa strada il ripudio di questo idolo affascinante ed opprimente, ch’è appunto la ricchezza ammantata di lusso e di comodità. Tocca ai cristiani, tocca a voi, Terziari, fare l’apologia vera e vissuta della povertà evangelica, ch’è affermazione del primato dell’amor di Dio e del prossimo, ch’è espressione di libertà e di umiltà, che è stile gentile di semplicità di vita. È un ideale, è un programma; impone rinuncia e vigilanza, adattamento all’ambiente e al dovere proprio d’ognuno, ma è poi, in fondo, fonte di letizia, della letizia del presepio, della «perfetta letizia» francescana.
AMARE LA CROCE
Abbiamo in voi, carissimi Figli, un’altra fiducia. Quella che voi sappiate amare, come S. Francesco, la Croce. La vostra spiritualità non può prescindere dalla «passione» che S. Francesco ebbe per la Passione di Cristo. Le sue stimmate sono una perenne predicazione. La vostra elezione d’esserne i suoi seguaci vi invita, vi obbliga a comprendere questo altro essenziale aspetto del cristianesimo. Può mai il cristianesimo prescindere dalla Croce di Cristo? Qui è il punto focale del suo messaggio e della sua missione, e qui è la sorgente della nostra redenzione, della nostra salvezza.
Non vi diciamo di più; vi sappiamo devoti della «Via Crucis». Ma solo vi ricorderemo, dopo quella della ricchezza, un’altra tentazione capitale del nostro tempo, e spesso anche della nostra vita cristiana: la tentazione di togliere dal Vangelo la pagina della Croce. Si vuole un cristianesimo facile, un cristianesimo senza sacrificio. Un cristianesimo senza doveri, senza rinunce, senza superiori, senza dolore, in una parola senza la Croce. Voi invece sapete e cercate di vivere la grande parola di Gesù, la quale fu poi quella di S. Francesco: «In verità, in verità vi dico, se il grano di frumento, caduto in terra, non muore, rimane sterile; ma se muore (cioè si dissolve nel terreno), porta molto frutto» (Io. 12, 24). Quanto bisogno noi, uomini moderni, cultori gelosi della nostra personalità, della nostra comodità, della nostra incolumità, di ripensare a queste magistrali parole di Cristo, che ci predica la legge del morire per vivere, la legge dell’amore che si dona e si immola, la legge del sacrificio ! S. Francesco, specchio di Cristo, ce la ripete! Ricordiamola insieme!
GENEROSO SERVIZIO
E finalmente la nostra terza fiducia: la fedeltà alla Chiesa! Noi abbiamo fiducia che ancora la spalla forte e paziente di S. Francesco, com’è nell’affresco celebre e tipico, sosterrà la Chiesa visibile e umana, soggetta alle crisi di questo mondo, nel suo minacciato edificio; sosterrà, sì, la Chiesa, che Cristo volle fondare e costruire, a gloria sua, su l’umile pescatore Simone figlio di Giovanni; la sosterrà qual è e quale Cristo la volle, anche se tanto bisognosa d’indulgenza e di comprensione; la sosterrà in questo momento storico, dopo il Concilio, nel quale pare talvolta che, a deprimere e a tentare di demolire il mistico e pur temporale edificio, siano i figli! i figli che vi sono ospitati, anzi che ne sono o dovrebbero esserne pietre vive, non meno che gli avversari esterni forse meno consapevoli dell’ingiusta opera loro.
Ebbene, Noi speriamo che voi, voi tutti, Figli di San Francesco, sarete questa spalla poderosa sostenitrice, e che nel vostro silenzioso e generoso servizio sarete a noi vicini, con noi pazienti, con noi fiduciosi che nessuna infausta avversità potrà prevalere sulla stabilità perenne dell’edificio di Cristo, la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica.
Ed è con questa fiducia che di cuore vi benediciamo.
SPECIALI SALUTI
Avec joie Nous saluons les Tertiaires Franciscains de langue française et leur disons toute la confiance que Nous mettons en eux.
Chers Fils, à la suite du Poverello vous voulez donner un témoignage de pauvreté évangélique, montrant à notre monde moderne, assoiffé de bien-être matériel et de jouissance, que la vraie richesse est dans la recherche et la possession de Dieu, comme dans l’amour désintéressé pour tous nos frères humains.
De même, camme Saint Francois, vous rappelez à nos contemporains que l’on ne peut suivre le Christ dans sa gloire si on ne l’a pas auparavant accompagné sur la Croix: si le grain jeté en terre ne meurt, il reste stérile. Un christianisme sans sacrifice n’est pas un christianisme authentique. Il faut savoir mourir a soi-même et au péché pour trouver la vraie vie.
Enfin vous voulez être de fidèles serviteurs de l’Eglise. Et Nous repensons ici a la célèbre fresque qui représente saint François soutenant sur ses Cpaules l’édifice de l’Eglise menace d’effondrement. Chers Tertiaires Franciscains, de tout cœur Nous vous encourageons dans vos bonnes résolutions et Nous vous bénissons.
We greet most cordially all the members of the Third Order of Saint Francis, who make up the large assembly of this special audience.
Our greetings go to all of you who are seeking the authenticity of the Gospel; We know that you have found in Franciscan spirituality a guide to the imitation of Christ. We express to you our pleasure and our encouragement.
At the same time We wish to tell you of the triple confidence We have in you.
We have confidence in you because We know that you are an example of poverty. It is your role to give the example of true evangelical poverty and to affirm the primacy of the love of God and neighbour. This is your programme, your ideal, your source of joy.
We have confidence in you because you love the Cross of Christ. It will never be possible to have Christianity without the cross, without sacrifice and without effort. The example of Saint Francis is your guide.
We have confidence in your fidelity. We hope that you will always be close to us and, with Saint Francis, give unselfish support to the Church of Christ.
Wit Our affectionate Apostolic Blessing.
http://www.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1971/may/documents/hf_p-vi_spe_19710519_terziari-francescani.html
2. DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL CONSIGLIO GENERALE
DELL'ORDINE FRANCESCANO SECOLARE (OFS)
Carissimi fratelli e sorelle.
1. Porgo il mio cordiale benvenuto a voi, membri del Consiglio Generale dell’Ordine Francescano Secolare, riunito in Assemblea qui a Roma, ed a voi, partecipanti tutti al Congresso Internazionale, ed in voi, desidero estendere il mio saluto a tutti i francescani secolari, già terziari francescani, ai laici e sacerdoti del mondo intero ed ai loro Assistenti spirituali.
So che questo incontro da voi tanto desiderato intende manifestare il vostro affetto ed attaccamento alla Sede Apostolica e chiedere una parola di orientamento e di conferma, com’è nella vostra tradizione, da quando l’umile Francesco venne dal Papa a Roma per comunicare quanto il Signore aveva cominciato a fare per mezzo suo (Tre Compagni, can. 12; Fonti Francescane, p. 1100).
Nel corso dei secoli - da Nicolò IV, con la Bolla Supra Montem del 1289, al Papa Paolo VI, di felice memoria, che approvò la nuova Regola con il breve “Inter Spirituales Familias” - i miei predecessori hanno costantemente e benevolmente accolto questi desideri e vi hanno offerto stimoli e conferme nel vostro proposito di vita evangelica.
Sono lieto di potervi, io pure, confermare la mia sincera stima ed il mio profondo affetto in quest’anno tanto caro a tutta la Famiglia Francescana, nel quale, commossi, ricordiamo gli 800 anni di “vita nella Chiesa” del Poverello di Assisi.
Vive ancora la sua opera: vivono il suo primo, secondo e terzo Ordine, ricchi di numerosi ed inestimabili santi, che camminarono dietro a Francesco, guidati da Maria, Madre della Chiesa e dell’Ordine, e modello incomparabile d’ogni virtù evangelica.
2. Siete raccolti qui e vi attendete una parola beneaugurante dal Papa, successore di Pietro.
Ebbene, la mia esortazione è questa: 1) studiate; 2) amate; 3) vivete la Regola dell’Ordine Francescano Secolare, approvata per voi dal mio predecessore Paolo VI. Essa è un autentico tesoro nelle vostre mani, sintonizzata allo spirito del Concilio Vaticano II e rispondente a quanto la Chiesa attende da voi.
Amate, studiate e vivete questa vostra “Regola”, perché i valori in essa contenuti sono eminentemente evangelici. Vivete questi valori in fraternità e viveteli nel mondo, nel quale, per la stessa vostra vocazione secolare, siete coinvolti e radicati. Vivete questi valori evangelici nelle vostre famiglie, trasmettendo la fede con la preghiera, l’esempio e l’educazione e vivete le esigenze evangeliche dell’amore vicendevole, della fedeltà e del rispetto alla vita (Regula, n. 17).
Cristo, povero e crocifisso, sia per voi, come lo fu per Francesco di Assisi, “l’ispiratore ed il centro della vita con Dio e con gli uomini” (Regula, n. 4).
Siate innanzitutto testimoni del Padre e del suo disegno di amore per gli uomini e “fate della preghiera e della contemplazione l’anima del vostro essere e del vostro operare” (Ivi. n. 8).
“La Chiesa ha bisogno di voi per fare sì che il mondo possa riscoprire il primato dei valori spirituali” (cf. Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III,1 [1980] 945).
La vostra presenza porti dappertutto un messaggio ricco di gioia, di letizia e di fede profonda, di concordia e di pace: sarete così annunciatori di Cristo e del Regno di Dio con la vita e con la parola.
3. Avete scelto come tema del vostro Congresso: “Francesco segno di speranza”. Nella mia recente lettera “Radiabat velut stella”, indirizzata ai Ministri Generali degli Ordini Francescani, ho rievocato i fondamenti della gioia, della libertà, della speranza in Francesco di Assisi: approfondite questi fondamenti ed i segni dello Spirito nella vita della Chiesa e sarete voi stessi un segno di speranza nel mondo attuale.
Accanto poi ai valori evangelici, ma pur insiti in essi, emergono dalla medesima Regola, con caratteri incisivi, i valori umani, per i quali, voi vi assumete, come cittadini della città terrena e, nello stesso tempo, come cristiani, impegni temporali e sociali, intendendo così di essere fermento nelle realtà terrene, nelle quali vi sentite, per vocazione profonda, come in casa vostra, come in un campo proprio e nativo. Memori che in voi, per il battesimo, c’è un sacerdozio regale, ritenete per certo che nessuno può proibirvi l’ingresso in ogni realtà terrena, sociale, umana, essendo, proprio voi, chiamati a dare un’anima cristiana ed umana a tutte queste cose.
Accettate poi l’invito, da me rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, perché al lavoro umano sia riconosciuta la sua dignità che ha davanti a Dio e perché, nelle presenti gravi circostanze, sia concesso ad ogni uomo di realizzare se stesso e di poter collaborare serenamente all’opera della creazione ed al bene della società con un lavoro degno dell’uomo (cf. Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, 24).
Ciò facendo, vi porrete a servizio della promozione globale dell’uomo; vi farete promotori di giustizia, portatori di pace, memori che tutte le vie della Chiesa conducono all’uomo, redento da Cristo (cf. Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 14).
Verso quest’uomo, vostro fratello, siate umili e cortesi, ricercando sempre le vie del dialogo e della riconciliazione (cf. Regula, nn. 13 et 19; cf. etiam Nicolò IV, Supra Montem).
Abbiate sempre davanti a voi l’esempio di Francesco, fratello di tutti e “uomo di frontiera”, per cui, egli non cessa di esercitare un fascino straordinario anche presso i lontani (cf. AAS 74 [1982] 580).
4. I vostri sodalizi, infine, sono chiamati “fraternità”. Siano segno visibile della Chiesa, che è una comunità d’amore. Siano vere comunità ecclesiali, costruite sul Vangelo ed in viva ed attiva comunione con le Chiese locali e, mediante esse, con la Chiesa universale. Vivete “in piena comunione con il Papa ed i Vescovi in un dialogo aperto di creatività apostolica” (Regula, n. 6).
Continuatori poi di quel movimento di vita evangelica, che abbracciarono i “poenitentes de Assisio”, sappiate vivere questa vostra vocazione, nel vostro ambito secolare, quali “fratelli e sorelle della penitenza” con un senso illuminato di conversione e di rinnovamento costante.
Ed ora, per quanti hanno responsabilità specifiche nell’Ordine Francescano Secolare, auspico un’unità d’intenti ed una precisa volontà, perché possano essere animatori e guide illuminate, precedendo i fratelli nell’amore al Vangelo e nella fedeltà alla Chiesa.
Vi ringrazio per quanto avete fatto fino ad ora in favore della medesima fraternità, e con voi ringrazio i Padri Ministri Generali e i Padri Assistenti che sono vostri Maestri e guide.
A tutti imparto con gioia profonda una speciale benedizione apostolica, estensibile anche ai vostri familiari, congiunti ed amici.
http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1982/september/documents/hf_jp-ii_spe_19820927_ordine-francescano.html
3. DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL CONSIGLIO INTERNAZIONALE
DELL’«ORDINE FRANCESCANO SECOLARE»
Carissimi fratelli e sorelle!
1. Sono lieto di trovarmi oggi con voi, membri della Presidenza del Consiglio Internazionale dell’Ordine Francescano Secolare, riuniti a Roma per approfondire lo schema delle nuove Costituzioni, in base ai suggerimenti delle apposite Commissioni e delle Fraternità sparse nel mondo.
Questi giorni di riflessione e di preghiera sono per voi di particolare importanza in quanto lo studio sul progetto di Costituzioni ha il suo fondamentale punto di riferimento alla Regola, che fu approvata e confermata dal mio predecessore Paolo VI mediante la Lettera Apostolica Seraphicus Patriarcha del 24 giugno 1978, qualche mese prima della sua pia morte. Egli si diceva lieto che il carisma francescano ancor oggi germogliasse vigorosamente per il bene della Chiesa e della società umana, nonostante il serpeggiare di dottrine accomodanti e l’emergere di tendenze che allontanano gli uomini da Dio e dalle realtà soprannaturali (cf Pauli VI Seraphicus Patriarca, die 24 iun. 1978: AAS 70 1978 454 5).
A ciò si aggiunge che il prossimo Sinodo dei Vescovi sarà dedicato al tema della vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. È questa una occasione privilegiata perché i Francescani Secolari diano il loro contributo di preghiera, di esperienza, di idee e di testimonianza cristiana particolarmente impegnata. Da oltre sette secoli e mezzo voi, infatti, siete presenti nella Chiesa, con il proposito di amarla e di servirla, riferendovi continuamente al carisma originario, cioè all’insegnamento e alla vita di San Francesco di Assisi.
L’antico biografo del Poverello accenna chiaramente alla fondazione del cosiddetto “Terz’Ordine”, quando, parlando di San Francesco, scrive: “mediante il suo esempio, la sua Regola e il suo insegnamento si rinnova la Chiesa di Cristo nei suoi fedeli, uomini e donne, e trionfa la triplice milizia degli eletti. A tutti dava una regola di vita, e indicava la via della salvezza a ciascuno secondo la propria condizione” (I. Tommaso da Celano, XV: Fonti Francescane, nn. 384-385).
I “Fioretti” ci danno notizia di un nobile Cavaliere, “devotissimo di San francesco”, di nome Messer Landolfo, che dalle sue mani aveva ricevuto “l’abito del Terzo Ordine” (cf. Fonti Francescane, n. 1956).
2. Nell’ambito della grande famiglia Francescana l’Ordine Secolare si configura come una unione organica di fedeli che, “spinti dallo Spirito a raggiungere la perfezione della carità nel proprio stato secolare, con la professione si impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di San Francesco” (Regula, 2).
Elemento fondamentale del vostro carisma è la piena e completa osservanza del Vangelo di Cristo: ciò comporta una continua ed assidua meditazione sulla figura, la persona, l’opera, il messaggio di Gesù, che è il centro della nostra fede. In questo, San Francesco è una delle guide più affascinanti della storia della spiritualità cristiana: egli volle conoscere e vivere il Vangelo “sine glossa”, cioè alla lettera, realizzandone le esigenze più radicali, tanto da essere privilegiato da Cristo Crocifisso con il fenomeno mistico della “stigmatizzazione”. Alle folle dei fedeli, agli inizi del secolo XIII, Francesco di Assisi apparve come un autentico “alter Christus”.
E Francesco raccomanda ai suoi figli e figlie spirituali che vivono nel mondo di saper sempre ricercare la persona vivente ed operante di Cristo nei fratelli, nella Sacra Scrittura, nella Chiesa e nelle azioni liturgiche; di fare della preghiera e della contemplazione l’anima del proprio essere e del proprio operare, ad imitazione di Gesù che fu il vero adoratore del Padre (Ivi, 8); di vivere in piena comunione con il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti (Ivi, 6); di realizzare nella vita quotidiana lo spirito delle “Beatitudini” cercando nel distacco e nell’uso una giusta relazione ai beni terreni purificando il cuore da ogni tendenza e cupidigia di possesso (Ivi, 11); a di praticare continuamente un radicale mutamento interiore, cioè la “conversione”, che trova nel Sacramento della Riconciliazione il segno privilegiato della misericordia del Padre e la sorgente di ogni grazia (Ivi, 7); di saper trattare e accogliere tutti gli uomini come un dono del Signore e come immagine di Cristo, e di ricercare le vie della pace, dell’unità, dell’amore, del perdono (Ivi, 13.19). In questo spirito tutte le Fraternità francescane secolari sono da tempo in preghiera per il buon esito della “Giornata della Pace”, che ho indetto per il 27 ottobre prossimo ad Assisi. Ciò mostra come i membri dell’Ordine Francescano Secolare si sentano, per vocazione, portatori di pace e messaggeri di gioia.
3. A voi che nell’Ordine avete una delicata e grande responsabilità auguro una intensa comunione vicendevole per essere guide illuminate ed animatori ardenti, dando ai vostri confratelli e consorelle un chiaro esempio di profondo amore al Vangelo, di fede ardente in Cristo, di serena fiducia e fedeltà alla Chiesa. E a tutti i membri dell’Ordine rinnovo l’invito che rivolsi qualche anno fa ai partecipanti al vostro Convegno Internazionale: “Amate, studiate, vivete questa vostra Regola, perché i valori in essa contenuti sono eminentemente evangelici. Vivete questi valori in fraternità e viveteli nel mondo, nel quale, per la vostra stessa vocazione secolare, siete coinvolti e radicati. Vivete questi valori evangelici nelle vostre famiglie trasmettendo la fede con la preghiera, l’esempio e l’educazione e vivete le esigenze evangeliche dell’amore vicendevole, della fedeltà e del rispetto alla vita” (Ioannis Pauli PP. II Allocutio ad Sodales Consilii Generalis OFS, 2, die 27 sept. 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V, 3 1982 613).
Con questi voti vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1986/june/documents/hf_jp-ii_spe_19860619_ordine-francescano.html
4. DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE
DELL’ORDINE FRANCESCANO SECOLARE
Carissimi fratelli e sorelle.
1. Ben volentieri ho accolto la vostra richiesta di un incontro in occasione del vostro Capitolo generale, dedicato allo studio delle nuove costituzioni che dovranno essere approvate dalla Sede apostolica.
Esse sostituiscono quelle del 1957, risalenti al periodo preconciliare, e pertanto bisognose di un aggiornamento, secondo le indicazioni del Vaticano II e dei successivi documenti del Magistero, concernenti il rinnovamento della vita cristiana laicale e secolare.
Tuttavia, il rinnovamento dell’Ordine Francescano Secolare aveva ricevuto un forte impulso già prima del Concilio, quando Pio XII, il 1 luglio 1956, aveva insistito, con intuito che ben si può dire profetico, sulla perfezione insita negli stessi valori dello stato secolare.
Quel mio predecessore precorreva in tal modo quanto la costituzione dogmatica Lumen Gentium avrebbe insegnato sia sulla dignità della vocazione laicale (Lumen Gentium, cap IV), sia sulla chiamata universale alla santità cioè alla perfezione - nella Chiesa (Lumen Gentium, cap V).
Rifacendosi all’esempio di san Francesco, il Papa aveva detto che tutti possono “tendere alla perfezione del proprio stato e conseguirla, senza abbracciare lo stato di perfezione”, cioè lo stato religioso della pratica dei consigli evangelici. Il comando di essere perfetti, di essere santi, non concerne i soli religiosi e sacerdoti, ma tutti i cristiani, tutti i discepoli del Signore. La perfezione non è un lusso, non è un aspetto secondario o tanto meno superfluo della vita cristiana, ma coinvolge tutti i battezzati a una precisa risposta, che diventa addirittura questione di salvezza.
2. a voi siete anche un “Ordine”, come disse il Papa: “Ordine laico, ma Ordine vero”; e del resto, già Benedetto XV aveva parlato di “Ordo veri nominis”. Questo termine antico - possiamo dire medievale - di “Ordine” non significa altro che la vostra stretta appartenenza alla grande famiglia Francescana.
La parola “Ordine” significa la partecipazione alla disciplina ed all’austerità propria di quella spiritualità, pur nell’autonomia propria della vostra condizione laicale e secolare, la quale peraltro comporta spesso sacrifici non minori di quelli che si attuano nella vita religiosa e sacerdotale.
3. l periodo decorso dell’approvazione delle precedenti costituzioni è stato contrassegnato da particolari attenzioni dei Sommi Pontefici nei confronti del vostro Ordine, quasi a seguirne con paterna e sollecita premura il graduale rinnovamento in un periodo che, come sappiamo bene, non è stato facile. I miei predecessori vi hanno indicato la via del vero rinnovamento, via che voi vi siete sforzati di seguire fedelmente.
Ricorderò qui brevemente, oltre alla cara memoria di Pio XII, anche quella di Giovanni XXIII, che nel 1959 volle rivolgersi a voi con queste amabili parole: “Ego sum Joseph frater vester”.
Importante fu l’intervento di Papa Paolo VI - che faccio mio in questa circostanza: egli vi esortò ad avere una “triplice fiducia”: fiducia nella professione della povertà, prescelta come virtù specifica, liberatrice dalla “perpetua seduzione che è la ricchezza”, e apportatrice di “perfetta letizia”: la povertà, quindi, non solo come distacco dalle ricchezze, ma anche come umiltà ed abbandono alla divina Provvidenza; fiducia nell’amore alla croce. “Vi è una grave tentazione da vincere: quella di togliere dal Vangelo la pagina della croce”; fiducia nell’attualità della spiritualità francescana. “Noi abbiamo fiducia - disse ancora Papa Montini - che ancora la spalla forte e paziente di san Francesco sosterrà la Chiesa visibile ed umana” (Insegnamenti di Paolo VI, IX, [1971], 445 s).
4. questa fiducia è anche la mia. Ricorderete che uno dei primi atti del mio Pontificato fu quello di visitare la tomba di san Francesco. Ed una prova significativa, tra le tante, dell’attualità della spiritualità francescana, è data anche dall’esito, a raggio mondiale, dell’incontro di preghiera dell’ottobre del 1986 ad Assisi: come infatti non riconoscere in quell’avvenimento lo “stile” - vorremo dire quasi - di quell’instancabile e coraggioso predicatore di pace che fu Francesco?
Per questo, mi piace ricordare l’incontro che ebbi, nel medesimo anno, con i membri della Presidenza del Consiglio Internazionale del vostro Ordine, riuniti a Roma per approfondire lo schema delle nuove costituzioni. In questa circostanza vi invitai a realizzare nella vita quotidiana, negli impegni secolari e nei rapporti con tutti gli uomini lo spirito delle beatitudini, che è quel “sale della terra” che dà vero sapore al mondo e ne fa una pregustazione del paradiso.
5. o che ora avete in programma l’approfondimento e l’attuazione degli insegnamenti dell’ultimo Sinodo dei Vescovi e della mia enciclica Sollicitudo Rei Socialis. Sono due ottime occasioni per dar modo alla vostra buona volontà di tradursi nelle opere, nella continuità con una fedele adesione al Magistero della Chiesa che, in occasione di detto Sinodo, ha dato prova di sé con una partecipazione attiva, mediante l’invio di proposte ed auspici propri.
Vi esorto a continuare su questa linea, mentre esprimo il mio compiacimento per il lavoro che state facendo. Mi auguro in particolare, una felice conclusione del perfezionamento delle vostre costituzioni, e prego per questa intenzione.
Questo secolo, come sapete, vede un’immensa fioritura dei carismi propri dei laici. Tante volte si è ripetuto, specie dopo il Sinodo: “E l’ora dei laici”. Ed è vero. Nella fedeltà alla loro missione propria e nella fedele collaborazione con i sacri pastori, tanti laici, gruppi, movimenti, associazioni, istituzioni, mossi e guidati dallo Spirito, stanno oggi facendo un bene immenso alla Chiesa. Sono una vera speranza. E - come ben sapete - ciò che conta non è tanto il numero, ma la qualità. Si tratti pure di gruppi piccoli ed umanamente poveri: l’importante è la buona volontà e la fedeltà alla Chiesa. Saranno - come ebbe a dire una volta, con felice espressione, Jacques Maritain - delle stelle luminose sparse nella notte del mondo.
La Vergine santissima, la quale assomma in sé - potremmo dire - la vocazione religiosa e quella laicale e familiare vi può comprendere a fondo. Proprio per questa “sintesi” che ella realizza in sé tra spiritualità e secolarità, ella è meravigliosamente adatta a farvi comprendere il senso profondo della vostra specifica vocazione, e a guidarvi perché la possiate realizzare in pienezza. Affidatevi totalmente a lei, mentre io di cuore vi benedico tutti, insieme con i vostri confratelli e consorelle, con i familiari e le persone care.
http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1988/june/documents/hf_jp-ii_spe_19880614_ordine-francescano.html
5. DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL’ORDINE FRANCESCANO SECOLARE D’ITALIA
PER IL VII CENTENARIO DELL’APPROVAZIONE DELLA REGOLA
1. Carissimi fratelli e sorelle dell’Ordine Francescano Secolare d’Italia, siete convenuti a Roma per pregare sulla tomba dell’apostolo Pietro, come amava fare san Francesco, e per celebrare il settimo centenario della bolla “Supra Montem”, con la quale il mio predecessore Nicolò IV, il 18 agosto dell’anno 1289, istituì il Terzo Ordine, allora chiamato dei fratelli e delle sorelle della penitenza.
Il mio saluto a tutti voi ed a tutti gli appartenenti all’Ordine Secolare delle comunità italiane. Saluto anche la presidente nazionale, signora Emanuela De Nunzio, l’assistente nazionale padre Giuseppe Marini, tutti i rappresentanti delle diverse famiglie francescane qui presenti.
So bene che i francescani secolari in Italia sono numerosi e vantano una singolare tradizione di servizio ecclesiale. Di questo mi compiaccio vivamente.
2. L’Ordine Francescano Secolare, come è noto, rappresenta la più antica forma di organizzazione di laici che, sotto la guida della Chiesa, fraternamente uniti, ed ispirandosi al carisma di san Francesco, si impegnano a testimoniare con la vita il Vangelo, dedicandosi all’apostolato secondo le forme richieste nelle condizioni proprie dello stato laicale. Chiamati a vivere nel secolo ma spinti dallo Spirito Santo a raggiungere la perfezione della carità, sul modello di vita del serafico Poverello di Assisi, voi operate nel mondo a guisa di fermento, ripieni di spirito cristiano, consapevoli di dover camminare generosamente nella vita della santità (cf. Apostolicam Actuositatem, 2).
È proprio questo che san Francesco chiedeva nella sua esortazione ai fratelli ed alle sorelle della penitenza, rivolgendosi a “tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore . . . ed amano il prossimo come se stessi, ed odiano il proprio corpo con i suoi vizi e peccati, e ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e fanno degni frutti di penitenza” (Esortazione di S. Francesco ai Fratelli ed alle Sorelle della Penitenza, prologo; ed. K. Esser, Die Opuscula des H. Franziskus von Assisi, Nuova ediz. critica, Grottaferrata, 1976).
3. Secondo la bolla “Supra Montem”, la vita francescana secolare ha esigenze ben precise. Essa è anzitutto fondata “sopra la roccia della fede cattolica”, quella fede, cioè, che i discepoli del Cristo, con ardore di carità verso il loro maestro, hanno insegnato e che la Chiesa romana professa e custodisce. San Francesco ha raccomandato - e la bolla lo ricorda - con la parola e con l’esempio il valore di questa norma prima e fondamentale per la santificazione di ogni cristiano. Perciò a tutti i fedeli continuatori della missione francescana è chiesta la “sincerità di questa stessa fede”, tenuta sempre con fermezza, espressa nelle opere (cf. Nicolai IV, Supra Montem, prol.).
Alla coerenza ed all’unità della fede corrisponde nella tradizione francescana secolare una rigorosa condotta di vita. Essa si fonda anzitutto sullo spirito della povertà, adattato, sì alle esigenze di coloro che rimangono nel secolo, ma non per questo meno rigoroso. La rinuncia a uno stile di vita costoso per l’abbigliamento, il cibo e lo svago costituiva alle origini dell’ordine un segno necessario anche per i laici che volevano sinceramente testimoniare la povertà di Cristo. Ciò costituisce tuttora l’essenza della vita francescana.
Ma anche la povertà, perché sia veramente virtù, ha bisogno di sostenersi con una intensa preghiera. La bolla “Supra Montem” raccomanda perciò vivamente l’orazione, specialmente quella liturgica, la frequenza ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, il digiuno e la penitenza praticati per amore di Dio ed in spirito di carità.
Inoltre lo spirito francescano non può disinteressarsi della pace. Di qui l’invito ad operare concretamente per essa, secondo le proprie possibilità e condizioni: “Ristabilire la pace tra i fratelli e le sorelle, o anche tra gli estranei caduti in discordia” (Nicolai IV, Supra Montem).
4. Anche oggi la regola fondamentale di tutti i figli di san Francesco nell’Ordine Secolare chiede di conformare il proprio modo di pensare e di agire a quello di Cristo, mediante un radicale mutamento interiore ed una vera conversione attuata giorno per giorno (cf. Pauli VI Seraphicus Pater, 7). Ovviamente le condizioni del mondo contemporaneo esigono altri segni, altre maniere di realizzare una vita santa, nel quotidiano impegno di apostolato. È chiaro, tuttavia, che rimangono identiche le regole fondamentali per vivere realmente secondo il Vangelo. La regola francescana insegna ancor oggi come si debba aprire il cuore a Cristo, come si possa camminare con lui e come si possa far conoscere ai fratelli che l’adesione alla Parola divina elargisce un dono che libera e santifica. Con un autentico stile di vita francescano, in una parola, si propone ad ogni uomo e donna un’effettiva crescita nel modo di agire cristiano, e perciò corrispondente alla stessa dignità umana.
5. Considerate allora quanto sia preziosa la regola di vita proposta dal vostro ordine. L’uomo moderno coinvolto nella civiltà dei consumi, ha bisogno di ritrovare un vero orientamento per il programma delle sue scelte quotidiane. Oggi c’è bisogno di annunciare che il primato dello spirito è essenziale per affermare in maniera autentica anche i valori umani. Voi dovete far comprendere che la povertà secondo il Vangelo è davvero liberazione e beatitudine; che l’amore a Cristo è fonte di gioia; che la carità verso il prossimo e in se stessa una valida ragione di vita. L’uomo moderno chiede alla Chiesa ed a tutti voi, discepoli di san Francesco, come vivere effettivamente le esigenze del Vangelo, “sine glossa”, pur conservando la propria condizione di laici, impegnati nell’ordine temporale.
La vocazione universale alla santità, la missione affidata ai laici nella redenzione delle realtà terrene, il valore della preghiera, così chiaramente intuiti da san Francesco, siano dunque per tutti voi il programma da confermare e rinvigorire.
Vi aiuti in tale proposito la benedizione apostolica che, auspice il serafico padre San Francesco, imparto di cuore a tutti voi ed alle vostre comunità.
Il saluto del Santo Padre ai delegati delle confraternite:
Sono anche presenti i delegati delle confraternite delle diocesi d’Italia, riuniti per un incontro di studio, sotto la presidenza del Cardinale vicario di Roma e Presidente della Conferenza Episcopale, Ugo Poletti.
Auspico che da tale assemblea, impegnata a valutare le vie nuove della partecipazione attiva alla missione della Chiesa nel servizio della carità, secondo il programma pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, sorgano valide iniziative e spunti di aggiornata testimonianza.
Benedico tutti di cuore.
http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1989/november/documents/hf_jp-ii_spe_19891111_ordine-francescano.html
6. DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE
DEL TERZ’ORDINE FRANCESCANO SECOLARE
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Vi accolgo tutti con gioia e rivolgo a ciascuno il mio cordiale benvenuto: ai membri della Presidenza del Consiglio Internazionale dell'Ordine Francescano Secolare, sia nuova che precedente, a tutti i partecipanti al Decimo Capitolo Generale, e, attraverso voi, a tutti i Francescani Secolari e ai membri della Gioventù Francescana presenti nel mondo.
In questo Capitolo Generale avete portato a termine l'aggiornamento della vostra legislazione fondamentale. Avete ora nelle mani la Regola, approvata dal mio predecessore Paolo VI, di felice memoria, il 24 giugno 1978; il Rituale, approvato il 9 marzo 1984; le Costituzioni generali, approvate definitivamente l'8 dicembre 2000; e lo Statuto Internazionale, approvato in questo Capitolo. Ora bisogna guardare al futuro e prendere il largo: Duc in altum!
La Chiesa attende dall'Ordine Francescano Secolare, uno e unico, un grande servizio alla causa del Regno di Dio nel mondo di oggi. Essa desidera che il vostro Ordine sia un modello di unione organica, strutturale e carismatica a tutti i livelli, così da presentarsi al mondo quale "comunità di amore" (Regola OFS 26). La Chiesa aspetta da voi, Francescani Secolari, una testimonianza coraggiosa e coerente di vita cristiana e francescana, protesa alla costruzione di un mondo più fraterno ed evangelico per la realizzazione del Regno di Dio.
2. La riflessione fatta in questo Capitolo sulla "Comunione vitale reciproca nella Famiglia francescana" vi spinge a impegnarvi sempre più nella promozione dell'incontro e dell'intesa anzitutto all'interno del vostro Ordine, poi nei confronti degli altri fratelli e sorelle francescani e infine, con massima cura, come voleva San Francesco, nel rapporto con l'autorità gerarchica della Chiesa.
La vostra legislazione rinnovata vi dà ottimi strumenti per realizzare ed esprimere appieno l'unità del vostro Ordine e la comunione con la Famiglia francescana entro precise coordinate. Vi è previsto innanzitutto il servizio di animazione e guida delle Fraternità, "coordinate e collegate a norma della Regola e delle Costituzioni"; tale servizio è indispensabile per la comunione tra le Fraternità, per l'ordinata collaborazione tra loro e per l'unità dell'Ordine Francescano Secolare (cfr Costituzioni Generali OFS 29.1). Importante è poi "l'assistenza spirituale come elemento fondamentale di comunione", da svolgere collegialmente ai livelli regionali, nazionali e a quello internazionale (Costituzioni Generali OFS 90.3). Di decisiva rilevanza è infine il servizio collegiale dell'altius moderamen, "affidato dalla Chiesa al Primo Ordine Francescano e al Terz'Ordine Regolare", ai quali da secoli è collegata la Fraternità Secolare (cfr Costituzioni Generali OFS 85.2; 87.1).
Mi auguro vivamente che la nuova Presidenza del Consiglio Internazionale dell'Ordine Francescano Secolare (CIOFS) continui il cammino intrapreso dalla precedente verso il traguardo di un vero e solo corpo, per fedeltà al carisma ricevuto da San Francesco e in coerenza con le linee fondamentali della legislazione rinnovata del vostro Ordine.
3. Nell'incontro che ebbi più di venti anni fa, il 27 settembre 1982, con i partecipanti all'Assemblea Generale del vostro Consiglio Internazionale, vi esortavo: "Studiate, amate, vivete la Regola dell'Ordine Francescano Secolare, approvata per voi dal mio predecessore Paolo VI. Essa è un autentico tesoro nelle vostre mani, sintonizzata allo spirito del Concilio Vaticano Il e rispondente a quanto la Chiesa attende da voi" (Insegnamenti, V/3, 1982, pag. 613). Sono lieto di potervi rivolgere analoghe parole oggi: studiate, amate, vivete anche le vostre Costituzioni Generali! Esse vi esortano ad accettare l'aiuto che, per compiere la volontà del Padre, vi viene offerto dalla mediazione della Chiesa, da coloro che in essa sono stati costituiti in autorità e dai Confratelli.
Siete chiamati ad offrire un contributo proprio, ispirato alla persona e al messaggio di San Francesco d'Assisi, per affrettare l'avvento di una civiltà in cui la dignità della persona umana, la corresponsabilità e l'amore siano realtà vive (cfr Gaudium et spes, 31 ss). Dovete approfondire i veri fondamenti della fraternità universale e creare ovunque spirito di accoglienza e atmosfera di fratellanza. Impegnatevi con fermezza contro ogni forma di sfruttamento, di discriminazione e di emarginazione e contro ogni atteggiamento di indifferenza verso gli altri.
4. Voi, Francescani Secolari, vivete per vocazione l'appartenenza alla Chiesa e alla società come realtà inseparabili. Perciò vi viene chiesta prima di tutto la testimonianza personale nell'ambiente in cui vivete: "davanti agli uomini; nella vita di famiglia; nel lavoro; nella gioia e nelle sofferenze; nell'incontro con gli uomini, tutti fratelli nello stesso Padre; nella presenza e partecipazione alla vita sociale; nel rapporto fraterno con tutte le creature" (Costituzioni Generali OFS 12.1). Forse non vi sarà chiesto il martirio del sangue, ma certamente vi viene chiesta la testimonianza di coerenza e fermezza nell'adempimento delle promesse fatte nel Battesimo e nella Cresima, rinnovate e confermate con la professione nell'Ordine Francescano Secolare. In virtù di tale professione, la Regola e le Costituzioni Generali devono rappresentare, per ciascuno di voi, il punto di riferimento dell'esperienza quotidiana, a partire da una specifica vocazione e da una precisa identità (cfr Promulgazione delle Costituzioni Generali dell'OFS). Se veramente siete spinti dallo Spirito a raggiungere la perfezione della carità nel vostro stato secolare, "sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all'insegna di un'etica minimalistica e di una religiosità superficiale" (Novo millennio ineunte, 31). Occorre impegnarsi con convinzione in quella "misura alta della vita cristiana ordinaria" a cui ho invitato i fedeli al termine del Grande Giubileo del 2000 (Ibid.).
5. Non voglio concludere questo Messaggio senza raccomandarvi di considerare la vostra famiglia come l'ambito prioritario nel quale vivere l'impegno cristiano e la vocazione francescana, dando in essa spazio alla preghiera, alla Parola di Dio e alla catechesi cristiana, ed adoperandovi per il rispetto di ogni vita dal suo concepimento e in ogni situazione, fino alla morte. Occorre fare in modo che le vostre famiglie "offrano un esempio convincente della possibilità di un matrimonio vissuto in modo pienamente conforme al disegno di Dio e alle vere esigenze della persona umana: di quella dei coniugi, e soprattutto di quella più fragile dei figli" (Novo millennio ineunte, 47).
In questo contesto, vi esorto a riprendere in mano il Santo Rosario, che, per antica tradizione, "si presta particolarmente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova. I singoli membri di essa, proprio gettando lo sguardo su Gesù, recuperano anche la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi, per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio" (Rosarium Virginis Mariae, 41). Fatelo con lo sguardo alla Vergine Maria, umile serva del Signore, disponibile alla sua Parola e a tutti i suoi appelli, che fu circondata da Francesco di indicibile amore e fu designata Protettrice e Avvocata della Famiglia francescana. Testimoniate a Lei il vostro ardente amore con l'imitazione della sua incondizionata disponibilità e nella effusione di una fiduciosa e cosciente preghiera (cfr Regola OFS 9).
Con questi auspici imparto di cuore a voi, Francescani Secolari, e a voi, membri della Gioventù Francescana, una speciale Benedizione Apostolica.
http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/2002/november/documents/hf_jp-ii_spe_20021122_francescani-secolari.html
7. DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AI MEMBRI DELLA FAMIGLIA FRANCESCANA
PARTECIPANTI AL "CAPITOLO DELLE STUOIE"
Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo
Cari fratelli e sorelle della Famiglia Francescana!
Con grande gioia do il benvenuto a tutti voi, in questa felice e storica ricorrenza che vi ha riuniti insieme: l’ottavo centenario dell’approvazione della "protoregola" di san Francesco da parte del Papa Innocenzo III. Sono passati ottocento anni, e quella dozzina di Frati è diventata una moltitudine, disseminata in ogni parte del mondo e oggi qui, da voi, degnamente rappresentata. Nei giorni scorsi vi siete dati appuntamento ad Assisi per quello che avete voluto chiamare "Capitolo delle Stuoie", per rievocare le vostre origini. E al termine di questa straordinaria esperienza siete venuti insieme dal "Signor Papa", come direbbe il vostro serafico Fondatore. Vi saluto tutti con affetto: i Frati Minori delle tre obbedienze, guidati dai rispettivi Ministri Generali, tra i quali ringrazio Padre José Rodriguez Carballo per le sue cortesi parole; i membri del Terzo Ordine, con il loro Ministro Generale; le religiose Francescane e i membri degli Istituti secolari francescani; e, sapendole spiritualmente presenti, le Suore Clarisse, che costituiscono il "secondo Ordine". Sono lieto di accogliere alcuni Vescovi francescani; e in particolare saluto il Vescovo di Assisi, Mons. Domenico Sorrentino, che rappresenta la Chiesa assisana, patria di Francesco e Chiara e, spiritualmente, di tutti i francescani. Sappiamo quanto fu importante per Francesco il legame col Vescovo di Assisi di allora, Guido, che riconobbe il suo carisma e lo sostenne. Fu Guido a presentare Francesco al Cardinale Giovanni di San Paolo, il quale poi lo introdusse dal Papa favorendo l’approvazione della Regola. Carisma e Istituzione sono sempre complementari per l’edificazione della Chiesa.
Che dirvi, cari amici? Prima di tutto desidero unirmi a voi nel rendimento di grazie a Dio per tutto il cammino che vi ha fatto compiere, ricolmandovi dei suoi benefici. E come Pastore di tutta la Chiesa, lo voglio ringraziare per il dono prezioso che voi stessi siete per l’intero popolo cristiano. Dal piccolo ruscello sgorgato ai piedi del Monte Subasio, si è formato un grande fiume, che ha dato un contributo notevole alla diffusione universale del Vangelo. Tutto ha avuto inizio dalla conversione di Francesco, il quale, sull’esempio di Gesù, "spogliò se stesso" (cfr Fil 2,7) e, sposando Madonna Povertà, divenne testimone e araldo del Padre che è nei cieli. Al Poverello si possono applicare letteralmente alcune espressioni che l’apostolo Paolo riferisce a se stesso e che mi piace ricordare in questo Anno Paolino: "Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me" (Gal 2,19-20). E ancora: "D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo" (Gal 6,17). Francesco ricalca perfettamente queste orme di Paolo ed in verità può dire con lui: "Per me vivere è Cristo" (Fil 1,21). Ha sperimentato la potenza della grazia divina ed è come morto e risorto. Tutte le sue ricchezze precedenti, ogni motivo di vanto e di sicurezza, tutto diventa una "perdita" dal momento dell’incontro con Gesù crocifisso e risorto (cfr Fil 3,7-11). Il lasciare tutto diventa a quel punto quasi necessario, per esprimere la sovrabbondanza del dono ricevuto. Questo è talmente grande, da richiedere uno spogliamento totale, che comunque non basta; merita una vita intera vissuta "secondo la forma del santo Vangelo" (2 Test., 14: Fonti Francescane, 116).
E qui veniamo al punto che sicuramente sta al centro di questo nostro incontro. Lo riassumerei così: il Vangelo come regola di vita. "La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo": così scrive Francesco all’inizio della Regola bollata (Rb I, 1: FF, 75). Egli comprese se stesso interamente alla luce del Vangelo. Questo è il suo fascino. Questa la sua perenne attualità. Tommaso da Celano riferisce che il Poverello "portava sempre nel cuore Gesù. Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra… Anzi, trovandosi molte volte in viaggio e meditando o cantando Gesù, scordava di essere in viaggio e si fermava ad invitare tutte le creature alla lode di Gesù" (1 Cel., II, 9, 115: FF, 115). Così il Poverello è diventato un vangelo vivente, capace di attirare a Cristo uomini e donne di ogni tempo, specialmente i giovani, che preferiscono la radicalità alle mezze misure. Il Vescovo di Assisi Guido e poi il Papa Innocenzo III riconobbero nel proposito di Francesco e dei suoi compagni l’autenticità evangelica, e seppero incoraggiarne l’impegno in vista anche del bene della Chiesa.
Viene spontanea qui una riflessione: Francesco avrebbe potuto anche non venire dal Papa. Molti gruppi e movimenti religiosi si andavano formando in quell’epoca, e alcuni di essi si contrapponevano alla Chiesa come istituzione, o per lo meno non cercavano la sua approvazione. Sicuramente un atteggiamento polemico verso la Gerarchia avrebbe procurato a Francesco non pochi seguaci. Invece egli pensò subito a mettere il cammino suo e dei suoi compagni nelle mani del Vescovo di Roma, il Successore di Pietro. Questo fatto rivela il suo autentico spirito ecclesiale. Il piccolo "noi" che aveva iniziato con i suoi primi frati lo concepì fin dall’inizio all’interno del grande "noi" della Chiesa una e universale. E il Papa questo riconobbe e apprezzò. Anche il Papa, infatti, da parte sua, avrebbe potuto non approvare il progetto di vita di Francesco. Anzi, possiamo ben immaginare che, tra i collaboratori di Innocenzo III, qualcuno lo abbia consigliato in tal senso, magari proprio temendo che quel gruppetto di frati assomigliasse ad altre aggregazioni ereticali e pauperiste del tempo. Invece il Romano Pontefice, ben informato dal Vescovo di Assisi e dal Cardinale Giovanni di San Paolo, seppe discernere l’iniziativa dello Spirito Santo e accolse, benedisse ed incoraggiò la nascente comunità dei "frati minori".
Cari fratelli e sorelle, sono passati otto secoli, e oggi avete voluto rinnovare il gesto del vostro Fondatore. Tutti voi siete figli ed eredi di quelle origini. Di quel "buon seme" che è stato Francesco, conformato a sua volta al "chicco di grano" che è il Signore Gesù, morto e risorto per portare molto frutto (cfr Gv 12,24). I Santi ripropongono la fecondità di Cristo. Come Francesco e Chiara d’Assisi, anche voi impegnatevi a seguire sempre questa stessa logica: perdere la propria vita a causa di Gesù e del Vangelo, per salvarla e renderla feconda di frutti abbondanti. Mentre lodate e ringraziate il Signore, che vi ha chiamati a far parte di una così grande e bella "famiglia", rimanete in ascolto di ciò che lo Spirito dice oggi ad essa, in ciascuna delle sue componenti, per continuare ad annunciare con passione il Regno di Dio, sulle orme del serafico Padre. Ogni fratello e ogni sorella custodisca sempre un animo contemplativo, semplice e lieto: ripartite sempre da Cristo, come Francesco partì dallo sguardo del Crocifisso di san Damiano e dall’incontro con il lebbroso, per vedere il volto di Cristo nei fratelli che soffrono e portare a tutti la sua pace. Siate testimoni della "bellezza" di Dio, che Francesco seppe cantare contemplando le meraviglie del creato, e che gli fece esclamare rivolto all’Altissimo: "Tu sei bellezza!" (Lodi di Dio altissimo, 4.6: FF, 261).
Carissimi, l’ultima parola che voglio lasciarvi è la stessa che Gesù risorto consegnò ai suoi discepoli: "Andate!" (cfr Mt 28,19; Mc 16,15). Andate e continuate a "riparare la casa" del Signore Gesù Cristo, la sua Chiesa. Nei giorni scorsi, il terremoto che ha colpito l’Abruzzo ha danneggiato gravemente molte chiese, e voi di Assisi sapete bene che cosa questo significhi. Ma c’è un’altra "rovina" che è ben più grave: quella delle persone e delle comunità! Come Francesco, cominciate sempre da voi stessi. Siamo noi per primi la casa che Dio vuole restaurare. Se sarete sempre capaci di rinnovarvi nello spirito del Vangelo, continuerete ad aiutare i Pastori della Chiesa a rendere sempre più bello il suo volto di sposa di Cristo. Questo il Papa, oggi come alle origini, si aspetta da voi. Grazie di essere venuti! Ora andate e portate a tutti la pace e l’amore di Cristo Salvatore. Maria Immacolata, "Vergine fatta Chiesa" (cfr Saluto alla Beata Vergine Maria, 1: FF, 259), vi accompagni sempre. E vi sostenga anche la Benedizione Apostolica, che imparto di cuore a voi tutti, qui presenti, e all’intera Famiglia francescana.
I am pleased to welcome in a special way the Minister Generals gathered with the priests, Sisters and Brothers of the world-wide Franciscan community present at this audience. As you mark the Eight-hundredth Anniversary of the approval of the Rule of Saint Francis, I pray that through the intercession of the Poverello Franciscans everywhere will continue to offer themselves completely at the service of others, especially the poor. May the Lord bless you in your Apostolates and shower your communities with abundant vocations.
Saludo con afecto a los queridos Hermanos y Hermanas de la Familia Franciscana, provenientes de los países de lengua española. En esta significativa conmemoración, os animo a enamoraros cada vez más de Cristo para que, siguiendo el ejemplo de Francisco de Asís, conforméis vuestra vida al Evangelio del Señor y deis ante el mundo un testimonio generoso de caridad, pobreza y humildad. Que Dios os bendiga.
Serdeczne pozdrowienie kieruję do polskiej rodziny franciszkańskiej. Obejmuję nim ojców i braci, siostry franciszkanki i klaryski oraz z innych zgromadzeń odwołujących się do duchowości św. Franciszka, jak też tercjarzy i tercjarki. W osiemsetlecie zatwierdzenia pierwszej reguły razem z wami dziękuję Bogu za wszelkie dobro jakie Zakon wniósł w życie i rozwój Kościoła. Dziękuję wam szczególnie za zaangażowanie w dzieło misyjne na różnych kontynentach. Na wzór waszego Założyciela trwajcie w miłości Chrystusa ubogiego i nieście ewangeliczną radość wszystkim ludziom. Niech was wspiera Boże błogosławieństwo.
[Un cordiale saluto rivolgo alla famiglia francescana polacca. Con esso abbraccio padri e frati, suore francescane e clarisse, e le altre congregazioni che si fondano sulla spiritualità di San Francesco, nonché terziari e terziarie. Nell’ottocentesimo anniversario dell’approvazione della "protoregola", insieme con voi ringrazio Dio per ogni bene che l’Ordine ha recato alla vita e allo sviluppo della Chiesa. Vi ringrazio particolarmente per l’impegno missionario nei diversi continenti. Sull’esempio del vostro Fondatore perseverate nell’amore di Cristo povero e portate la gioia evangelica a tutti gli uomini. Vi sostenga la benedizione di Dio.]
http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2009/april/documents/hf_ben-xvi_spe_20090418_capitolo-stuoie.html
8. DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE DELL'ORDINE FRANCESCANO SECOLARE (15 novembre 2021)
Cari fratelli e sorelle dell’Ordine Francescano Secolare, buongiorno!
Vi saluto con le parole che San Francesco rivolgeva a quelli che incontrava lungo la strada: “Il Signore vi dia pace!”. Sono lieto di accogliervi in occasione del vostro Capitolo Generale. In questo contesto vorrei ricordare alcuni elementi propri della vostra vocazione e missione.
La vostra vocazione nasce dalla chiamata universale alla santità. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che «i laici partecipano al sacerdozio di Cristo: sempre più uniti a lui, dispiegano la grazia del Battesimo e della Confermazione in tutte le dimensioni della vita personale, familiare, sociale ed ecclesiale, e realizzano così la chiamata alla santità rivolta a tutti i battezzati» (n. 941).
Questa santità, a cui siete chiamati in quanto Francescani secolari, come vi chiedono le Costituzioni generali e la Regola approvata da San Paolo VI, comporta la conversione del cuore, attratto, conquistato e trasformato da Colui che è il solo Santo, che è «il bene, ogni bene, il sommo bene» (S. Francesco, Lodi di Dio Altissimo). Questo è ciò che fa di voi dei veri “penitenti”. San Francesco, nella sua Lettera a tutti i fedeli, presenta il “fare penitenza” come cammino di conversione, cammino di vita cristiana, impegno per fare la volontà e le opere del Padre celeste. Nel Testamento, poi, egli descrive il suo stesso processo di conversione con queste parole, che voi ben conoscete: «Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo» (1-3).
Il processo di conversione è così: Dio prende l’iniziativa: “Il Signore dette a me d’incominciare a fare penitenza”. Dio conduce il penitente in luoghi dove mai avrebbe voluto andare: “Dio mi condusse tra loro, i lebbrosi”. Il penitente risponde accettando di porsi al servizio degli altri e usando con loro misericordia. E il risultato è la felicità: “Ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo”. Proprio il percorso di conversione di Francesco.
Questo, cari fratelli e sorelle, è ciò che vi esorto a realizzare nella vostra vita e nella vostra missione. E, per favore, non confondiamo “fare penitenza” con le “opere di penitenza”. Queste – digiuno, elemosina, mortificazione – sono conseguenze della decisione di aprire il cuore a Dio. Aprire il cuore a Dio! Aprire il cuore a Cristo, vivendo in mezzo alla gente comune, nello stile di San Francesco. Come Francesco fu “specchio di Cristo”, così possiate anche voi diventare “specchi di Cristo”.
Voi siete uomini e donne impegnati a vivere nel mondo secondo il carisma francescano. Un carisma che consiste essenzialmente nell’osservare il santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. La vocazione del francescano secolare è vivere nel mondo il Vangelo nello stile del Poverello, sine glossa; assumere il Vangelo come “forma e regola” di vita. Vi esorto ad abbracciare il Vangelo come abbracciando Gesù. Che sia il Vangelo, ossia Gesù stesso, a plasmare la vostra vita. Così assumerete la povertà, la minorità, la semplicità come vostri segni distintivi davanti a tutti.
Con questa vostra identità francescana e secolare, siete parte della Chiesa in uscita. Vostro luogo preferito è stare in mezzo alla gente, e lì, in quanto laici – celibi o sposati –, sacerdoti e vescovi, ciascuno secondo la propria vocazione specifica, dare testimonianza di Gesù con una vita semplice, senza pretese, sempre contenti di seguire Cristo povero e crocifisso, come fece San Francesco e tanti uomini e donne del vostro Ordine. Incoraggio anche voi a uscire verso le periferie, le periferie esistenziali di oggi, e lì a far risuonare la parola del Vangelo. Non dimenticate i poveri, che sono la carne di Cristo: ad essi siete chiamati ad annunciare la Buona Notizia (cfr Lc 4,18), come fece tra gli altri Santa Elisabetta di Ungheria, vostra Patrona. E come ieri le “fraternità dei penitenti” si caratterizzarono fondando ospedali, dispensari, mense dei poveri e altre opere di concreta carità sociale, così oggi lo Spirito vi manda a esercitare la stessa carità con la creatività richiesta delle nuove forme di povertà.
La vostra secolarità sia piena di vicinanza, di compassione, di tenerezza. E possiate essere uomini e donne di speranza, impegnati a viverla e anche a “organizzarla”, traducendola nelle situazioni concrete di ogni giorno, nelle relazioni umane, nell’impegno sociale e politico; alimentando la speranza nel domani alleviando il dolore di oggi.
E tutto questo, cari fratelli e sorelle, siete chiamati a viverlo in fraternità, sentendovi parte della grande famiglia francescana. In tal senso vi ricordo il desiderio di Francesco che tutta la famiglia si mantenga unita, nel rispetto certamente della diversità e dell’autonomia delle varie componenti e anche di ogni membro. Ma sempre in una comunione vitale reciproca, per sognare insieme un mondo in cui tutti siano e si sentano fratelli, e faticando insieme per costruirlo (cfr Enc. Fratelli tutti, 8): uomini e donne che lottano per la giustizia, e che lavorano per un’ecologia integrale, collaborando a progetti missionari e facendovi artigiani di pace e testimoni delle Beatitudini.
Così abbiamo cominciato con la via della conversione, e poi tutte queste proposte di fecondità, che vengono dal cuore unito al Signore e amante della povertà. San Francesco e tutti i Santi e le Sante della famiglia francescana vi accompagnino nel vostro cammino. Il Signore vi benedica e la Madonna, “Vergine fatta Chiesa”, vi custodisca. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.
https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/november/documents/20211115-ordinefrancescano-secolare.html
Vi saluto con le parole che San Francesco rivolgeva a quelli che incontrava lungo la strada: “Il Signore vi dia pace!”. Sono lieto di accogliervi in occasione del vostro Capitolo Generale. In questo contesto vorrei ricordare alcuni elementi propri della vostra vocazione e missione.
La vostra vocazione nasce dalla chiamata universale alla santità. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che «i laici partecipano al sacerdozio di Cristo: sempre più uniti a lui, dispiegano la grazia del Battesimo e della Confermazione in tutte le dimensioni della vita personale, familiare, sociale ed ecclesiale, e realizzano così la chiamata alla santità rivolta a tutti i battezzati» (n. 941).
Questa santità, a cui siete chiamati in quanto Francescani secolari, come vi chiedono le Costituzioni generali e la Regola approvata da San Paolo VI, comporta la conversione del cuore, attratto, conquistato e trasformato da Colui che è il solo Santo, che è «il bene, ogni bene, il sommo bene» (S. Francesco, Lodi di Dio Altissimo). Questo è ciò che fa di voi dei veri “penitenti”. San Francesco, nella sua Lettera a tutti i fedeli, presenta il “fare penitenza” come cammino di conversione, cammino di vita cristiana, impegno per fare la volontà e le opere del Padre celeste. Nel Testamento, poi, egli descrive il suo stesso processo di conversione con queste parole, che voi ben conoscete: «Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo» (1-3).
Il processo di conversione è così: Dio prende l’iniziativa: “Il Signore dette a me d’incominciare a fare penitenza”. Dio conduce il penitente in luoghi dove mai avrebbe voluto andare: “Dio mi condusse tra loro, i lebbrosi”. Il penitente risponde accettando di porsi al servizio degli altri e usando con loro misericordia. E il risultato è la felicità: “Ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo”. Proprio il percorso di conversione di Francesco.
Questo, cari fratelli e sorelle, è ciò che vi esorto a realizzare nella vostra vita e nella vostra missione. E, per favore, non confondiamo “fare penitenza” con le “opere di penitenza”. Queste – digiuno, elemosina, mortificazione – sono conseguenze della decisione di aprire il cuore a Dio. Aprire il cuore a Dio! Aprire il cuore a Cristo, vivendo in mezzo alla gente comune, nello stile di San Francesco. Come Francesco fu “specchio di Cristo”, così possiate anche voi diventare “specchi di Cristo”.
Voi siete uomini e donne impegnati a vivere nel mondo secondo il carisma francescano. Un carisma che consiste essenzialmente nell’osservare il santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. La vocazione del francescano secolare è vivere nel mondo il Vangelo nello stile del Poverello, sine glossa; assumere il Vangelo come “forma e regola” di vita. Vi esorto ad abbracciare il Vangelo come abbracciando Gesù. Che sia il Vangelo, ossia Gesù stesso, a plasmare la vostra vita. Così assumerete la povertà, la minorità, la semplicità come vostri segni distintivi davanti a tutti.
Con questa vostra identità francescana e secolare, siete parte della Chiesa in uscita. Vostro luogo preferito è stare in mezzo alla gente, e lì, in quanto laici – celibi o sposati –, sacerdoti e vescovi, ciascuno secondo la propria vocazione specifica, dare testimonianza di Gesù con una vita semplice, senza pretese, sempre contenti di seguire Cristo povero e crocifisso, come fece San Francesco e tanti uomini e donne del vostro Ordine. Incoraggio anche voi a uscire verso le periferie, le periferie esistenziali di oggi, e lì a far risuonare la parola del Vangelo. Non dimenticate i poveri, che sono la carne di Cristo: ad essi siete chiamati ad annunciare la Buona Notizia (cfr Lc 4,18), come fece tra gli altri Santa Elisabetta di Ungheria, vostra Patrona. E come ieri le “fraternità dei penitenti” si caratterizzarono fondando ospedali, dispensari, mense dei poveri e altre opere di concreta carità sociale, così oggi lo Spirito vi manda a esercitare la stessa carità con la creatività richiesta delle nuove forme di povertà.
La vostra secolarità sia piena di vicinanza, di compassione, di tenerezza. E possiate essere uomini e donne di speranza, impegnati a viverla e anche a “organizzarla”, traducendola nelle situazioni concrete di ogni giorno, nelle relazioni umane, nell’impegno sociale e politico; alimentando la speranza nel domani alleviando il dolore di oggi.
E tutto questo, cari fratelli e sorelle, siete chiamati a viverlo in fraternità, sentendovi parte della grande famiglia francescana. In tal senso vi ricordo il desiderio di Francesco che tutta la famiglia si mantenga unita, nel rispetto certamente della diversità e dell’autonomia delle varie componenti e anche di ogni membro. Ma sempre in una comunione vitale reciproca, per sognare insieme un mondo in cui tutti siano e si sentano fratelli, e faticando insieme per costruirlo (cfr Enc. Fratelli tutti, 8): uomini e donne che lottano per la giustizia, e che lavorano per un’ecologia integrale, collaborando a progetti missionari e facendovi artigiani di pace e testimoni delle Beatitudini.
Così abbiamo cominciato con la via della conversione, e poi tutte queste proposte di fecondità, che vengono dal cuore unito al Signore e amante della povertà. San Francesco e tutti i Santi e le Sante della famiglia francescana vi accompagnino nel vostro cammino. Il Signore vi benedica e la Madonna, “Vergine fatta Chiesa”, vi custodisca. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.
https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/november/documents/20211115-ordinefrancescano-secolare.html