San Ludovico – S. Luigi IX, re di Francia
Protettore dell’Ordine Francescano Secolare Luigi IX (per la Chiesa san Ludovico) figlio di Luigi VIII e di Bianca di Castiglia, nacque a Poissy il 25 aprile 1214 e, a causa della morte prematura del padre, fu incoronato re a soli 12 anni a Reims; per alcuni anni la madre, Bianca, fu reggente. Il giovane re aveva un aspetto attraente, era alto e biondo come la nonna; sotto l’aspetto intellettuale e morale aveva ereditato dalla madre intelligenza aperta, spirito d’iniziativa, volontà tenace; era docile e riflessivo, qualità che permisero all’educazione e alla grazia di Dio di entrare in lui e di mettere profonde radici. La sua educatrice fu la madre, che gli infuse i suoi principi morali e religiosi, il senso ascetico, di giustizia e di responsabilità e l’amore verso i poveri. “Gli insegnò a credere in Dio e ad amarlo, lo circondò di buoni religiosi... Gli ripeteva che preferiva vederlo morto piuttosto che colpevole di un peccato mortale” (Joinville, storico, amico e confidente del re). Nell’educazione di Luigi ebbero molta influenza i religiosi che egli cercava e invitava per pregare, cantare e discutere con loro: san Tommaso d’Aquino, fra Pacifico Divini, che gli trasmise la spiritualità di san Francesco, da cui era stato inviato in Francia come responsabile della missione. Era affascinato dalle arti, soprattutto dall’architettura che conosceva profondamente (aveva voluto lavorare come un muratore nella costruzione della splendida abbazia di Royaumont, quando aveva 13 anni!). Fece costruire grandi cattedrali ed altri edifici monumentali in quello stile gotico che si era imposto nel XIII secolo: ricordiamo la Sainte Chapelle, fatta costruire da Luigi per ospitare la Corona di spine di Gesù, acquistata a carissimo prezzo dai bizantini evitando così che cadesse in mano “degli avidi mercanti veneziani”. Le ribellioni di potenti feudatari e le contese con l’Inghilterra lo costrinsero a spiegare doti di politico, di condottiero, di uomo di stato; ci fu perfino un tentativo di sequestro da parte dei baroni per staccarlo dalla madre e condizionare la sua politica; allora si vide l’amore del popolo e dei poveri verso il loro re, tanto generoso e giusto: per liberarlo e ricondurlo a Parigi “si formò uno strano e grande esercito, composto da uomini e donne armati di spade, lance, bastoni forche e altri oggetti... Luigi ritornò così a Parigi cavalcando in mezzo a uno sgangherato esercito: una processione festosa con canti, musica, suoni di campane... Il suo popolo lo amava e ammirava il lavoro svolto dalla madre. rimasero stupefatti Il 27 maggio 1234 Luigi sposò Margherita di Provenza. La sposa, come usava allora, era stata scelta dalla regina Bianca per interessi di carattere prevalentemente politico e dinastico, ma la scelta fu perfettamente indovinata: i due giovani si innamorarono appena incontrati, e lo dimostrarono concretamente durante la loro vita insieme. Le loro qualità personali, la purezza dei loro cuori, la profonda religiosità, la comprensione reciproca e il sostegno vicendevole resero la loro unione davvero felice. Il loro amore fu tenero, fedele e profondo, coronato di undici figli. In politica interna Luigi IX fu un sovrano di notevole intelligenza di governo grazie alle sue doti e alla sua alta statura morale, che gli permisero di organizzare e moralizzare il nascente stato francese. Fece condurre una larga inchiesta sulla situazione del suo regno con l’aiuto di coppie di frati (un francescano e un domenicano) che percorsero ogni luogo e rivelarono gli abusi dei governatori locali a danno della popolazione: furono cambiati i funzionari corrotti, riorganizzata la pubblica amministrazione, rivalutato il Parlamento, corretto il funzionamento del fisco e del commercio, modificato il sistema giudiziario. Il re stesso, seduto sotto una grande quercia del bosco di Vincennes, dava udienza al suo popolo ed esercitava la giustizia. In politica estera Luigi fu un sovrano saggio e deciso: seppe affrontare con grande dignità e fermezza lo stesso Federico II in conflitto col papa, ottenendo la liberazione dei vescovi catturati mentre si recavano a Roma per il concilio. Si destreggiò con grande saggezza nelle crisi europee, venendo chiamato come paciere e arbitro al di sopra delle parti. In Inghilterra fu chiamato a risolvere l’annosa contesa fra il re e i baroni ribelli. In patria controllò le tensioni tra feudatari, che talvolta giunsero sull’orlo delle guerra. Per Luigi regnare era servire. “Vangelo e mondo, povertà e ricchezza. Fasto e umiltà, onori e croce... per Luigi, grazie all’equilibrio del suo spirito, erano sfide che egli riuscì a convogliare in una sintesi armoniosa e feconda. Proprio per la sua grande armonia interiore ed esteriore, Luigi fu un grande re e un grande santo.” Per lui Dio doveva essere il primo ad essere servito: dedicava una parte del giorno alla Messa, alla preghiera personale e liturgica, alla lettura della Parola e dei Padri della Chiesa. Fece costruire o restaurò Notre-Dame di Parigi, Chartres, Reims, Amiens, Auxerre, Rouen, Beauvais e la celebre Sainte-Chapelle. Fece costruire anche ospedali (Hotel-Dieu) e case di assistenza, dove guidava i figli per visitare i malati e curarli personalmente. Fu un grande educatore dei figli: stava con loro, pregava, conversava, passeggiava. Nel Natale del 1244, durante una grave malattia, mentre si pregava attorno al presepio, Luigi si sentiva in punto di morte: chiese a Dio la guarigione e promise che si sarebbe fatto crociato. Partì nel 1248 con Margherita e il fior fiore della cavalleria francese e europea; il sultano, fatto avvisare da Federico II, si preparò alla guerra. L’inizio fu favorevole, poi gli sviluppi successivi furono disastrosi: l’esercito fu decimato dalle sconfitte e dalle malattie; Luigi e i cavalieri superstiti furono fatti prigionieri, liberati a prezzo di un oneroso riscatto e della perdita delle conquiste fatte. Rimasto in Terra Santa come pellegrino, nel 1254 Luigi tornò in Francia, dove due anni prima si era spenta sua madre. La prima crociata, disastrosa, per Luigi fu una sfida a riprovarci: nel luglio del 1267 si imbarcò per Tunisi, sperando di riuscire a convertire il sultano, con cui era stato in corrispondenza e che aveva parlato di una sua possibile conversione. Dopo una vittoria iniziale, scoppiò nel campo un’epidemia di peste e di tifo che contagiò il re e suo figlio, provocando la morte di entrambi. Lunedì 25 agosto Luigi volle essere deposto su un letto di cenere, dove morì alle tre del pomeriggio, con le braccia incrociate e recitando un salmo, a imitazione del suo padre spirituale Francesco d’Assisi. Fu riportato a Parigi risalendo la penisola italiana, sempre accompagnato durante il viaggio dalla venerazione del popolo e dal fiorire di numerosi miracoli, che diedero la generale certezza della sua santità. Fu dichiarato ufficialmente santo nel 1297 da papa Bonifacio VIII, e patrono del Terz’Ordine Francescano. La sua memoria si celebra il 25 agosto nell’anniversario della sua salita al cielo. Seconda parte: dal “Testamento spirituale al figlio” di san Ludovico Figlio carissimo, prima di tutto ti esorto ad amare il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutte le tue forze: Senza di questo non c’è salvezza. Figlio, devi tenerti lontano da tutto ciò che può dispiacere a Dio, cioè da ogni peccato mortale. È preferibile che tu sia tormentato da ogni genere di martirio, piuttosto che commettere un peccato mortale. Inoltre, se il Signore permetterà che tu abbia qualche tribolazione, devi ringraziarlo e sopportarla volentieri, pensando che concorre al tuo bene e te la sei ben meritata. Se poi il Signore ti darà qualche prosperità, non solo lo dovrai umilmente ringraziare, ma bada bene a non diventar peggiore per vanagloria o in qualunque altro modo, bada cioè a non entrare in contrasto con Dio o offenderlo coi suoi doni stessi. Partecipa devotamente e volentieri alle celebrazioni della Chiesa: Non guardare distrattamente in giro e non abbandonarti alle chiacchiere, ma prega il Signore con raccoglimento, sia con la bocca che con il cuore. Abbi un cuore pietoso verso i poveri, i miserabili e gli afflitti. Per quanto sta in te, soccorrili e consolali. Ringrazia Dio di tutti i benefici che ti ha elargiti, perché tu possa renderti degno di riceverne dei maggiori. Verso i tuoi sudditi comportati con rettitudine, in modo tale da essere sempre nel sentiero della giustizia, senza declinare né a destra né a sinistra Sta’ sempre piuttosto dalla parte del povero anziché del ricco, fino a tanto che non sei certo della verità. Abbi premurosa cura che tutti i tuoi sudditi si mantengano nella giustizia e nella pace, specialmente le persone ecclesiastiche e religiose. Sii devoto e obbediente alla Chiesa Romana, madre nostra, e al Sommo Pontefice come a padre spirituale. Procura che venga allontanato dal tuo territorio ogni peccato, e specialmente la bestemmia e l’eresia. Figlio carissimo, ti do infine tutte quelle benedizioni che un buon padre può dare al figlio. La Trinità e tutti i santi ti custodiscano da ogni male. Il Signore ti dia la grazia di fare la sua volontà, perché riceva onore e gloria per mezzo tuo e, dopo questa vita, conceda a noi tutti di giungere insieme a vederlo, amarlo e lodarlo senza fine. Amen. LA LAMPADA DI SAN FRANCESCOAll’architetto Ugo Tarchi fu affidato il compito di disegnare una lampada votiva e nei primi giorni del settembre 1937, inviò al padre Generale il disegno della lampada, con una dettagliata descrizione:
“La lampada votiva, di m. 1,20 di altezza, e tutta in bronzo lucido ed argento. L’asse centrale, forgiato a croce, s’innalza dal centro della tazza che, nella sua forma semisferica simboleggia il mondo. In alto, la turrita corona d’Italia reca, nei quattro scudetti, lo stemma di casa Savoia, il Fascio Littorio, la Lupa Romana e lo stemma della città di Assisi. Sull’orlo della coppa staccano contro il fondo luminoso dell’alabastro le parole del verso dantesco: Altro non è che di suo lume un raggio. Al di sotto della coppa la frase dedicatoria: I Comuni d’Italia al Santo. Al di sopra della tazza, tre colombe d’argento sostengono col becco una corona di ulivo, sovrano e universale simbolo di pace” L’ACCENSIONE DELLA LAMPADA VOTIVA IN ASSISI Il 4 ottobre d’ogni anno la Basilica di San Francesco in Assisi diviene il cuore pulsante di tutta la Nazione italiana. Alla presenza di gran folla di fedeli e di alte personalità della gerarchia ecclesiastica e dello Stato, il Sindaco del capoluogo d’una regione scelta a turno a rappresentare la Patria, riaccende la Lampada votiva che rischiara la cripta dove riposano le spoglie mortali del Poverello di Dio. Per un intero anno la Lampada arderà con l’olio offerto, a nome di tutti gli italiani, dagli abitanti di quella regione. La suggestiva cerimonia si ripete dal 4 ottobre 1939. In quell’anno, mentre Pio XII proclamava Francesco d’Assisi patrono primario d’Italia (18 giugno), i Comuni della Nazione offrivano al loro celeste Patrono l’artistica Lampada alla cui coppa gira tutt’intorno il verso dantesco Altro non è che di suo lume un raggio (Par. XXVI,33). Il linguaggio del Divin Poeta mette bene in evidenza il simbolismo che si è voluto dare alla Lampada e alla cerimonia nella sua annuale riaccensione: l’Italia tutta ravvisa nel Poverello di Dio il mistico «sole» che, levatosi ad Assisi come da «oriente» (Par. XI, 50-54), spande ovunque sulla terra i potenti raggi della sua luce spirituale di cui quella Lampada non è che un segno d’un tenue bagliore. Ogni anno, perciò, nella regione italiana che si reca in Assisi a offrire l’olio per la Lampada votiva, è tutta l’anima della Nazione che vibra e si china riverente e grata al tutto serafico in ardore (Par. XI,37) che il mondo intero scosse e illuminò con l’esemplarità della sua vita evangelica e con il suo messaggio di amore e di fratellanza universale. LA LUCE DISCRETA Nella penombra della Tomba di Francesco, l’innamorato di Cristo, si vede ardere per tutto l’anno una piccola luce. Non è invadente, ma discreta: molti neppure la notano, ma non è fatta per attirare l’attenzione. È la lampada votiva alimentata dall’olio che i Comuni d’Italia offrono annualmente per il tramite di quella Regione che a turno li rappresenta in occasione della festa del Santo, il 4 ottobre. Una luce per essere lì, almeno col desiderio, in preghiera. Per dire a Francesco: insegnaci la tua povertà, insegnaci a vedere un fratello in chi ci circonda. |
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November 2022
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